Claudia de Lillo, Alla pari, Einaudi
Coralli 2016
pp. 248

Se ti chiami Alice e quello in cui arrivi credevi fosse il Paese delle Meraviglie (e invece è solo l'Italia), imbattersi in una famiglia imperfetta, sgangherata e vitale può stravolgerti la vita. Dalla mamma piú famosa del web e della carta stampata, un romanzo che usa due armi ben acuminate: l'allegria e l'intelligenza.

A poco piú di vent'anni, con un dolore da smaltire, Alice lascia gli Stati Uniti e parte per Milano a occhi chiusi, all'avventura: ragazza alla pari per sei mesi. Ovvero baby-sitter, autista, cuoca, confidente e orecchio assoluto per una famiglia da riformare. Una madre in carriera, un padre piacione, un'adolescente pestifera, un ragazzino eccentrico, un piccolo alieno e una governante dispotica. «Sei qui per darci una mano con i ragazzi ma, soprattutto, per dare stabilità e tranquillità alla nostra famiglia», le hanno spiegato. Ecco che Alice, una mail dopo l'altra - scrivendo al fratello, alla nonna, agli amici lasciati dall'altra parte dell'oceano - compone un involontario e divertentissimo romanzo epistolare a senso unico. A colpi di battute e di rimpianti, di sorrisi e di rimproveri, la protagonista di Alla pari conoscerà se stessa e troverà la propria famiglia, anzi due: quella da cui viene e quella in cui si è imbattuta. E mentre il suo sguardo cambierà il mondo intorno, il mondo cambierà lei. Perché il caos, l'amore e persino i pidocchi hanno un lato davvero imprevedibile.

«Se ho imparato qualcosa è che non bisogna mai fidarsi del contorno delle cose. Bisogna infilarci la testa dentro».


 

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